Porto Santo Stefano da ricordare |
Tra due madonne |
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Porto Santo Stefano, racchiuso tra due madonne. Due immagini di terracotta, molto diverse tra loro, una all'ingresso ed una alla fine del paese, messe lì quando sul mare veleggiavano le paranze e si diceva che in paese vi fossero "più sumari che cristiani". Gente rozza e un po' ignorante a quel tempo, i santostefanesi, ma, come tutti, nell'intimo bisognosi di dolcezza e di protezione. Con un po' di fantasia, tanti anni fa...
All'ingresso del paese, dove inizia la discesa del Valle.... “Ecco, mettila lì - disse il prete, forte dell’autorità che il sottanone nero gli conferiva - così tutti quelli che entreranno in paese dovranno vederla per forza.” E l'anonimo muratore si mise all'opera: con un po' di calce e qualche mattone, ma senza sforzare troppo la fantasia, costruì dapprima il piccolo tabernacolo addossato al muro, poi, sotto lo sguardo vigile del committente, vi inserì la bella terracotta con l'immagine limpida e serena della Vergine.. Un lavoretto da niente, piacevole e poco faticoso. A lavoro compiuto il prete si fece avanti e con la solennità che l'abito e la circostanza gli imponevano, benedisse l'immagine mentre i pochi presenti si facevano il segno della croce. A quei tempi usava così. Come posto non era male. C'era purtroppo la strada antistante con il suo traffico che disturbava un po', questo si, ma di macchine allora ne passavano poche e poi, quel che conta, da lì la Madonna abbracciava con lo sguardo tutto il paese: il porto del Valle con le barche, le paranze e i bastimenti alle banchine, il poggio della Cetina con la vecchia fortezza spagnola e le sue case degradanti a mare e, più lontano, la Pilarella distesa tra l'azzurro e il verde di vigne e di giardini . Poteva vedere i pescherecci uscire nell’ultimo buio della notte e rientrare al tramonto con il loro codazzo di gabbiani svolazzanti, accompagnare le barche dei pescatori al loro quotidiano appuntamento con il mare oltre Punta Madonnina. Oltre l'altra madonna. Quella in alto sullo scoglio, sulla punta del promontorio.
Da allora è trascorso
molto tempo, quanto non so. Quell’immagine della Madonna è invece ancora nel suo piccolo tabernacolo di mattoni incastonato nel muro, come allora. Adesso da lì il paese non si vede più. Non si vedono le luci dei pescherecci che escono nella notte, il volo dei gabbiani, le barche che vanno e vengono dal porto. Costruzioni e steccati dall'altra parte della strada impediscono lo sguardo. Al di là di quelli un altro paese, un'altra gente. Sulla strada auto e motociclette passano rumoreggiando. Viaggiatori distratti, annoiati. Viaggiatori irritati dal traffico intenso. Forestieri che nulla sanno e a cui non interessa sapere. Paesani che hanno forse dimenticato... Ma tutto questo l'anonimo della mestola e della paiola non poteva immaginarlo. Lui era solo un muratore. Non aveva mica studiato ...Però quella Madonna col Bambino e gli angioletti gli piaceva. Lui non lo andava a dire in giro, ma, a lui, le madonne erano sempre piaciute. Lo facevano sentire meglio.
In alto sullo scoglio, a Punta Madonnina... "Alla Madonna ci penso io - esclamò spazientito don Luigi - Che ne sapete voi? Questo è affare mio. Sono o non sono un prete? Voi pensate piuttosto al tabernacolo" L'idea della madonna, per la verità, era venuta a Francesco, farmacista del paese, mentre, insieme al prete, stava osservando dalla Piazzetta della Pace il rientro delle paranze dalla pesca. "Io lì sulla punta, ci metterei un'immagine della Madonna. Ai nostri pescatori farebbe piacere" aveva detto Francesco. "Si può fare, si può fare" era stata la risposta del prete, che se non fosse stato per l'ostruzionismo del sindaco, avrebbe messo una madonna ad ogni angolo di strada - Si può fare" Così era cominciata la storia della madonna di Punta Madonnina. Il farmacista, sempre molto formale e scrupoloso, aveva allora organizzato un "comitato pro erigenda madonna", composto di tre persone: lui stesso, presidente, don Luigi, consulente per le questioni religiose, e Matteo, muratore, responsabile dell'esecuzione. Erano seguiti un sopraluogo sul posto, con don Luigi che si teneva prudentemente indietro perchè soffriva di vertigini, e la stesura di un progettino da sottoporre al sindaco, per far vedere che anche lui in fin dei conti contava qualcosa. Poi erano cominciati i lavori, con Matteo arrampicato sullo scoglio che aggeggiava con la mestola, ed il nipote Ferdinando, più in basso, che gli passava la paiola e il materiale. Ma era giunto il momento della scelta dell'immagine sacra. Il comitato, riunito d'urgenza in una stanzetta del retrobottega della farmacia, stava per l'appunto discutendo a chi spettasse questo oneroso compito, quando don Luigi, alzandosi in piedi, come nemmeno Cesare sul Rubicone, aveva tagliato corto con il suo "Alla Madonna ci penso io", rimasto poi a lungo famoso e citato tra i paesani. Così fu, e considerata la tempra del protagonista, non avrebbe potuto essere diversamente. Ma non ci pensò molto. Qualche giorno dopo ritornò nel retrobottega della farmacia dove l'attendeva il resto del comitato, con un involto di carta di giornali sotto il braccio, e lo depose trionfalmente sul tavolino. "Ecco qua, detto e fatto" Scartò con cura l'involucro, ne estrasse il contenuto e lo mostrò ai presenti, sollevandolo con la solennità che era solito riservare all'ostia sull'altare. Poi aggiunse: "Sappiate, miscredenti, che questa è la Madonna delle 7 spade. Ogni spada, secondo la tradizione, simboleggia un dolore che lei ha sopportato per voi... Cercate almeno di non dargliene altri..." "Bella", "Bellissima", "Don Luigi di queste cose se ne intende..." furono i commenti dei presenti, che a contrariare don Luigi ci avrebbero pensato due volte. Solo Giacomo, il ciabattino, presente per caso alla riunione, aggiunse timidamente: "Bella... però tanto triste...Quelle spade, poi, fanno un'impressione... Forse una madonna un po' più gioiosa....Già la vita di sofferenze ce ne riserva a sufficienza..." "Triste per via dei tipi come te, anarchici e bestemmiatori. Questa madonna va benissimo. Se volete un po' di gioia e d'allegria andate all'operetta..., per non dire di peggio." E così la bella terracotta con l'immagine della Vergine triste fu collocata nel tabernacolo preparato per lei sullo scoglio più alto della punta del promontorio.
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti
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